a colloquio con Gianni Frizzo

L’Officina di Bellinzona sembra essere tornata alla casella di partenza. Le FFS continuano a svolgere al l’interno una politica dei volumi di lavoro che non per mette al sito di Bellinzona di raggiungere livelli di produzione tali da garantire i livelli occupazionali. Allo stesso tempo investimenti, ricerche di mercato, scelte produttive: tutto sembra essere finalizzato a quel «declino programmato» che le FFS continuano a giurare di non volere.

A confermare questo orientamento appaiono in questi giorni le indiscrezioni del progetto AREA, un progetto delle FFS teso a valorizzare a fini speculativi immobiliari la pregiata area sulla quale sorgono le Officine.

Ad orchestrare la campagna sono le FFS con la collaborazione attiva di «personaggi» del mondo politico ed imprenditoriale cantonale (cfr. articolo Cattaneo, Pesenti, Tarchini: i becchini dell’Officina?). Intanto i lavoratori non stanno a guardare e mercoledì 28 novembre hanno tenuto un’assemblea nella quale hanno formulato precise richieste all’autorità̀ politica ed alle FFS.

La nuova battaglia per un futuro diverso dell’Officina, per un futuro diverso del Ticino è cominciata.

Di questi ultimi sviluppi abbiamo parlato con Gianni Frizzo, presidente del comitato di sciopero. (Red)

In questi ultimi giorni è emerso, attraverso arti coli di stampa seguiti ad una dichiarazione del presidente del PLRT Rocco Cattaneo, un progetto che le FFS avrebbero per il sedime di Bellinzona dove sono ubicata l’Officina. Cosa ne sanno i lavoratori dell’Officina e il comitato di sciopero di questo progetto e quale è il tuo giudizio sulla base di quello che hai potuto finora sapere?

Ufficialmente il personale delle OBe ne sa veramente poco, per non dire nulla. Da parte delle FFS, iniziando dal CEO Andreas Meyer, si continua a discutere (o meglio propagandare da mesi) di uno studio interno alle FFS, denominato AREA senza spiegarne e a dire il vero senza che nessuno pretenda più di tanto dei chiarimenti – i precisi obiettivi di questo studio; in altre parole non sappiamo chi stia analizzando cosa. Credo che l’uscita di Rocco Cattaneo (che sta ottenendo viepiù̀ sostenitori) non è tanto una “provocazione” da sottovalutare in quanto, anche se non confermato dal diretto interessato o dalle FFS, è di rettamente coinvolto nello studio citato. A questo punto tutti coloro che entrano in scena con la proposta di insediare le OBe altrove, dovrebbero anche spiegare chi è in realtà interessato allo spostamento delle OBe e chi, di conseguenza, si prenderà carico dell’oneroso investi mento. Per coloro che fossero vittima di un vuoto di memo ria, tengo a precisare che nel 2008, il piano delle FFS prevedeva lo smantellamento in toto delle OBe; dunque nessuna proposta di insediarle da nessun altra parte, perciò nessun interesse per le FFS di mantenere le OBe in Ticino. Negli ultimi 10 anni le FFS si sono letteralmente sbarazzati di diverse strutture: per esempio delle Officine di Biasca, dell’IS (deposito) di Lugano Vedeggio e per fine 2013 si sbarazzeranno in parte del l’officina di Chiasso.

Per il Comitato si tratta di una situazione molto ambigua che crea preoccupazione e che non può assolutamente essere presa alla leggera. Di fatto sull’attuale sedime delle OBe si sta proponendo di insediare di tutto e di più, meno che mantenere in vita una re altà industriale preesistente e per la quale si prospetta un piano per un ulteriore sviluppo. Sono troppi i tasselli che pian piano stanno dando forma a uno scenario poco rassilurante. Dopo quanto successo nella primavera del 2008, per le OBe la strada si è fatta sempre più ostica, l’asticella dei compiti da espletare è stata viepiù̀ innalzata (dalle FFS) a misure proibitive al punto di procurarci palesi difficoltà nel rispondere alle esigenze di produzione e di concorrenzialità. Problematicità che non ci permette di reperire quei necessari volumi di lavoro per mantenere occupazione su tutto l’attuale sedime. Ecco allora spuntare ad hoc questi studi su come utilizzare l’AREA, con l’accompagnamento di personaggi con un profilo tutt’altro che rivolto allo sviluppo industriale.

Appare evidente che questo progetto è oggettivamente contraddittorio con quello della creazione di un centro di competenza che abbia come fulcro l’Officina di Bellinzona. Come vedi questa contraddizione?

Evidentemente, nel 2008, con il piano di smantellamento presentato dalle FFS, quanto si profilava per i sedimi su cui sorgono le OBe, è abbastanza chiaro. Faccio per dire che quei terreni facevano già gola allora (se non da almeno una decina di anni) a coloro che miravano a possibili speculazioni immobiliari. E’ evi dente che lo sciopero ha inaspettatamente e momentanea mente destato questi signori dai “sogni” speculativi. E’ più che mai necessario, se vogliamo veramente difendere anche per il futuro questa se colare realtà industriale, prendere coscienza dell’incombente pericolo!

Attualmente fungono da apri pista tutti quei “luminari” che si sono guardati bene dal compromettersi con lo sciopero del 2008. Presto o tardi non dovremo meravigliarci se prenderanno il coraggio, per entrare in scena, anche personalità (politici) che, nel 2008, hanno sostenuto e difeso le OBe (salendo sul carro in corsa) sull’attuale sedime, con dichiarazioni del tipo: perché non discuterne? Un passo pericolosissimo che per mette di rompere quel meraviglioso e vincente fronte comune costituitosi nel 2008 e che ha permesso di salvare finora le OBe. Segnali contradditori che possono indurre allo scoraggiamento anche tutti coloro che stanno dannando l’anima per dare una prospettiva alle OBe attraverso il progetto di un Centro di Competenze, gruppo di  accompagnamento in primis.

Avete parlato con il governo di questo problema? Qual è la sua posizione?

Con una delegazione del Consiglio di Stato, ne abbia mo parlato recentemente ed abbiamo puntualmente segna lato i problemi operativi che persistono alle OBe e le possibili conseguenze che possono avere le proposte formulate da Cattaneo. Prese di posizioni, queste ultime che, oltre a provocare una nociva spaccatura del fronte cantonale, pongono una serie di interrogativi quali, per esempio: che incentivo possono ancora avere i clienti, attuali e futuri, nel portare volumi di lavoro alle OBe? O che motivazione può avere il personale delle Officine? Quale sarà il danno d’immagine provocato alle OBe? E come la mettiamo con il rapporto di fiducia con le FFS? Perché quest’ultime non si affrettano a prendere posizione per smentire eventuali proposte che divergono dal bando di concorso per lo studio del Centro di competenze? L’atteggiamento risolutivo delle autorità locali (Consiglio di Stato in primis) si rende più che indispensabile per determinare o meno lo sviluppo delle OBe e, di conseguenza, del Centro di competenze. Soprattutto se vogliamo che le FFS garantiscano alle OBe l’apporto di progetti e volumi in grado far fronte alla fase transitoria che precede il consolidamento del progetto del Centro di competenze.

Con questa prospettiva le FFS presentano orientamenti che vanno nettamente in contrasto con quello che chiede l’iniziativa depositata quattro anni fa. In quella iniziativa, tuttora pendente e “congelata” con l’inizio della discussione sul centro di competenza, si pone chiaramente il tema della permanenza dell’Officina sull’attuale sito. E si indica la necessità, qualora le FFS avanzino altri progetti, di procedere ad una cantonalizzazione del sito. Come vedi questa prospettiva?

Un’opportunità̀, quella di scongelare l’iniziativa di quattro anni fa, da tenere in debita considerazione, soprattutto se a breve non si farà chiarezza sulle “speculazioni” che ruotano insistentemente attorno al sedime su cui sorgono le OBe. Tutte proposte e illazioni che divergono dal bando di concorso per il Centro di competenze. Siamo più che mai decisi a difendere con orgoglio e dignità una realtà industriale che va coerentemente salvaguardata senza compromesso alcuno. Come ho letto da qualche parte: “Tollerarsi a vicenda e rispettare le opinioni altrui è una sana filosofia che però va rivista quando il vostro prossimo vi sta facendo finire, pian piano, in miseria”.

Solidarietà, 29.11.2012