Officinadonna

L’altra metà della resistenza

Il 7 marzo 2008 iniziava una delle più importanti lotte degli ultimi decenni nel Canton Ticino e in Svizzera, la lotta degli operai delle Officine FFS (Ferrovie Federali Svizzere) di Bellinzona.
Contro il tentativo di chiusura, 430 operai, togliendo la parola al rappresentante delle FFS, proclamarono uno sciopero ad oltranza per 35 giorni, durante i quali le Officine vennero occupate dai lavoratori.
Le Officine diventano i simbolo della lotta sindacale e della resistenza operaia contro licenziamenti e chiusure di fabbrica, ma anche come punto di riferimento e di incontro per tutta la popolazione.

È in questo contesto che nasce il gruppo Officina Donna, l’altra metà della resistenza.

Inizialmente era costituito dalle mogli e dalle compagne dei lavoratori in sciopero, ha cominciato a riunirsi circa due settimane dopo l’inizio dello sciopero per permettere alle donne di parlare, di confrontare le ansie, le attese, le paure, la voglia di approfondire i problemi, di portare un contributo concreto. Il rimanere chiuse in casa aumentava le ansie.

Le riunioni (anche se molte donne erano presenti anche durante il giorno in pittureria) ci hanno permesso di essere informate sulla lotta e sulle trattative e ci hanno però anche dato visibilità e possibilità di partecipazione.

Il gruppo però rapidamente diventa anche promotore e organizzatore della solidarietà concreta con i lavoratori e permette alle donne di assumere un ruolo all’interno della mobilitazione.

Assume quindi un doppio ruolo, sia durante la mobilitazione e lo sciopero che in seguito. Da una parte rimane luogo di condivisione e di intimità tra le donne e dall’altra diventa sostenitore attivo della lotta e promotore di piccole ma significative iniziative in ambito politico e sociale.