La campagna sull’iniziativa per la creazione di un polo tecnologico-industriale – che nel 2008 aveva raccolto circa di 15 mila firme – entra nel vivo. La posta in gioco è alta.

Françoise Gehring, il Giornale del Sindacato del personale dei trasporti, 4 aprile 2019

Il presidente dell’Associazione «Giù le mani» Gianni Frizzo era stato molto chiaro in occasione della conferenza stampa in cui è stata annunciata la volontà di portare l’iniziativa per la creazione di un polo tecnologico-industriale, davanti al popolo: si tratta di un atto doveroso e dovuto. Doveroso perché consiste quasi in un obbligo morale nei confronti delle donne e degli uomini che hanno firmato l’iniziativa condividendo una proposta precisa. E dovuto perché siamo tutti debitori della lotta che ha permesso di salvare le Officine, grazie ad uno storico sciopero. Tutti debitori, certo. Perché grazie alla ferrea determinazione di chi non solo non si è rassegnato, ma ha quotidianamente lottato in diverse forme per salvaguardare le Officine di Bellinzona, oggi possiamo ancora discutere del loro futuro. Senza quella lotta, senza quelle lotte, ora ci sarebbe solo l’amara stagione dei rimpianti. Chiedere il giudizio della popolazione – peraltro deciso, con una stretta maggioranza, anche dagli operai, favorevoli al mantenimento dell’iniziativa – è dunque il logico e coerente epilogo di questa fase. Gianni Frizzo sa benissimo che il 19 maggio è una data destinata ad entrare nella storia dello stabilimento industriale di Bellinzona. Esattamente come il mese di sciopero del 2008. Esattamente come ogni singolo giorno che ha segnato il percorso delle Officine. I/le ticinesi saranno dunque chiamati ad esprimersi sul polo tecnologico – industriale auspicato dai rappresentanti degli operai e sostenuto dai sindacati. L’alternativa, come noto, è il progetto presentato dalle FFS che prevede nel 2026 l’inaugurazione di un impianto a Castione per un investimento di 360 milioni di franchi. Progetto su un terreno al centro di numerose controversie e ricorsi. Un progetto per il quale, soprattutto, mancano al momento precise garanzie sull’occupazione. E non è proprio un dettaglio. Nella nuova struttura saranno infatti garantiti solo 200-230 posti di lavoro, vale a dire meno della metà di quelli attuali. E saranno proprio le giovani generazioni a subire l’importante cancellazione di posti di lavoro qualificati in Ticino. La diminuzione delle attività di manutenzione è inoltre in forte contraddizione con i futuri scenari, in base ai quali si prevede nei prossimi anni un significativo incremento del traffico ferroviario. Non si capisce dunque secondo quale logica si sopprimano posti di lavoro, dal momento che aumenterà il fabbisogno di manutenzione del materiale rotabile. Ciò che veramente lascia di stucco è che la politica è stata incapace di chiedere precise garanzie occupazionali alle FFS, che si vantano degli utili raggiunti (l’utile netto nel 2018 è aumentato del 42,5% a 568 milioni di franchi) e che impiegano sempre più lavoratori interinali, che sono lavoratori precari. Cinque anni fa, l’ex regia federale impiegava 1120 dipendenti temporanei; l’anno scorso il loro numero è salito a 3253. Le misure di risparmio non toccano evidentemente lo stipendio di Andreas Meyer.

La campagna per il voto del 19 maggio, partirà dopo le elezioni cantonali del 7 aprile; Gianni Frizzo, colleghi di comitato e sindacati si stanno organizzando con proposte su tutto il territorio cantonale. Ci sarà poco più di un mese per convincere la popolazione della bontà di questa scelta. E soprattutto per mostrare quante sono ancora oggi le zone d’ombra di un progetto, quello delle FFS, attualmente senza nemmeno un piano industriale. La popolazione deve sapere. Deve poter entrare nel cuore della lotta che si è sviluppata su altri piani dopo lo sciopero, meno spettacolari delle manifestazioni in piazza, ma assolutamente importanti. Incontri, piattaforme, tavole rotonde, confronti su documenti e progetti. Questo lungo e laborioso percorso dopo lo sciopero, è la dimostrazione dell’ostinazione civile di chi non ha mai smesso di credere nelle Officine, aprendo la porta anche ai cambiamenti. Ma non a qualsiasi prezzo. E questo prezzo si chiama occupazione!

Marketing e buona fede

Una lettera aperta senza intestazione – al momento della raccolta firme – a favore dello stabilimento di Castione e firmata in buona fede da 207 operai su 370, per i quali va il massimo rispetto. Una lettera aperta indirizzata a posteriori al CEO delle FFS, in cui si esprime cieca fiducia sul progetto concordato tra FFS, Cantone e Città di Bellinzona. Un’operazione dal sapore di marketing, che lascia però aperta la questione di fondo e dirimente: i posti di lavoro. Il punto – come sottolineato dai chi sostiene l’iniziativa nella conferenza stampa di giovedì scorso – sono e restano gli impieghi, su cui al momento non c’è uno straccio di garanzia, nonostante ripetute richieste.

Officine on tour

In vista della campagna del 19 maggio, previsti diversi eventi sul territorio cantonale:

lunedì 15 aprile , ore 20.30, Mendrisio, La Filanda; martedì 16 aprile , ore 20.30, Manno, sede di UNIA, giovedì 18 aprile,, ore 20.30, Locarno, Spazio Elle; martedì 30 aprile, ore 20.30, Biasca, sala patriziale.