(di Anita Testa-Mader)
Il 5 e 6 maggio scorsi all’Università di Losanna e Friborgo, organizzato dal Grhic (Gruppo di ricerca in storia intellettuale contemporanea), si è svolto un colloquio sul tema “Teatro e politica”.
Angelica Lepori ed io, nel pomeriggio dedicato al teatro militante oggi, siamo state invitate a presentare l’esperienza nata in occasione dello sciopero delle officine di Bellinzona e a partecipare alla tavola rotonda.
E’ stata l’occasione per far conoscere la storia del Gruppo Officina Donna, spiegando il contesto in cui è nato, mostrare alcune fotografie e alcune sequenze degli spettacoli « Giù le mani » e « Trasgredire per esistere », filmati da Danilo Catti.
Alla base del nostro intervento il testo « Officina donna: l’altra metà della resistenza », pubblicato nel recente volume della Fondazione Pellegrini Canevascini « Altre culture. Ricerche. Proposte. Testimonianze», a cura di Nelly Valsangiacomo e Francesca Mariani Arcobello.
La trasferta a Losanna è stata anche l’occasione per riflettere e discutere con esperte ed esperti svizzeri/e e francesi, di vari temi legati alla relazione tra teatro e politica, e di come sia cambiato nella storia del teatro il problema del rapporto tra « fondo » e « forma », ossia tra il messaggio che uno spettacolo vuole trasmettere e il modo per farlo: se un teatro non vuole essere semplice propaganda ma ha come obiettivo quello di far riflettere gli spettatori e le spettatrici dovrà utilizzare una forma teatrale adatta a questo scopo.
Un altro problema sollevato è stato quello del tipo di pubblico che si vuole e si riesce a raggiungere e in particolare di cosa significhi presentare uno spettacolo militante al di fuori di un contesto di persone già convinte e partecipi.
Si tratta di temi di attualità anche per lo sviluppo dell’attività teatrale futura di Officina donna, che sarà interessante riprendere.
Durante il colloquio lo storico francese Gérard Noiriel, autore di un volume su “Storia teatro politica” (Agone, 2009), ha presentato una conferenza-spettacolo intitolata « Chocolat », che presenta la storia del primo clown nero diventato celebre in Francia alla fine del XIX secolo, con una scenografia molto originale che stimola gli spettatori e le spettatrici a interrogarsi sullo sviluppo di stereotipi e pregiudizi.
I contributi presentati nel corso del colloquio saranno raccolti in un volume.