Qualcuno si domanderà perché la struttura organizzativa a matrice non solo ci preoccupi, ma ci sembri anche inadeguata per sviluppare le Officine di Bellinzona (vedi articolo).

Allora, andiamo di esempio. (per ingrandire l’organigramma clicca sull’immagine).  Il direttore delle Officine chiede all’elettricista di cambiare una lampadina nel suo ufficio. Essendosi alzato di pessimo umore, l’elettricista decide di non eseguire l’ordine, anche quando il direttore si inalbera.  Ebbene, al nostro direttore non resta che (e seguiteci sull’organigramma) telefonare alla Direzione centrale manutenzione P-OP, la quale a sua volta chiamerà la Direzione Centrale Manutenzione impianti Obe, che a sua volta contatterà il dirigente del servizio Investimenti Manutenzione Impianti Obe. Il dirigente insisterà con l’elettricista, che seppur di malavoglia andrà nell’ufficio del Direttore a cambiare la lampadina.

Ora, questo non succede individualmente, poiché gli operai delle Officine, malgrado il dissesto a livello organizzativo, continuano a lavorare; prendete però la lampadina e rimpiazzatela con un progetto. Ebbene, ci vuole poco per rallentare qualsiasi iniziativa e non permettere una veloce comunicazione tra le Officine e il cliente.

E non è finita qui. Se facciamo una lettura colorata,  (ci scusino i daltonici!),  in una struttura di questo genere, gli obiettivi imposti ai gialli dalle loro rispettive direzioni arancio contrastano con gli obiettivi che i blu devono raggiungere per soddisfare i clienti.

Non è una questione di azienda pubblica, ma è questione di volontà. Non è desiderio di complottismo, ma ricerca di buon senso.  Sono cose diverse. Forse  nelle scuole preposte alla formazione dei Manager, (e di qualche loro portaborse non particolarmente illuminato), nuovi deus ex-machina di tutte le nostre vite , andrebbero insegnate altre cose, oltre a gestire, con un certo sdegno e parecchia sufficienza, la vita degli altri come se fossero “quantité négligeable”. Forse andrebbe insegnato a valorizzare un lavoro di équipe, a rispettare tutte le categorie professionali e l’esperienza di chi le occupa, a lasciare che un’azienda sviluppi le sue potenzialità, in barba anche alle previsioni a tavolino. È questa, ci pare,  la lungimiranza dell’organizzatore industriale. Ma tra organizzazione e speculazione, i tempi volgono alla seconda, purtroppo.